Il Rischio di Credito rappresenta uno tra i fattori sicuramente più rilevanti legati al rendimento delle attività finanziarie e alla determinazione dei prezzi. Conoscerne tutte le caratteristiche risulta quindi basilare poiché tale fattore può influire sensibilmente sul rendimento di un investimento.
Vediamo dunque di scoprire la definizione di rischio di credito e tutte le informazioni che
possono risultare utili alla comprensione delle dinamiche che muovono tale
fattore, attraverso questo articolo.
Rischio di Credito: definizione
Il Rischio di Credito rappresenta uno dei rischi di mercato tra i più analizzati ma che tuttavia risulta sempre piuttosto difficile da quantificare. Secondo Ammann Manuel, direttore della Swiss Institute of Banking and Finance, non è altro che “l’eventualità che una delle parti di un contratto non onori gli obblighi di natura finanziaria assunti, causando una perdita per la controparte creditrice”.
Tale definizione coinvolge quindi il caso estremo ma non particolarmente raro nel quale il debitore si renda insolvente nei confronti del creditore anche se tuttavia il mancato adempimento di eventuali obblighi non sempre dipende dalla sua stessa volontà: questo può avvenire ad esempio a causa di una situazione finanziaria del mercato che finisce per indurre il debitore in difficoltà economiche particolarmente serie.
Per definizione quindi il Rischio di Credito può essere interpretato come una possibilità che da una variazione inattesa del merito creditizio di un debitore derivi una variazione altrettanto inattesa del valore del credito dove lo stesso merito creditizio può coinvolgere non solo i singoli Paesi e le economie ma anche istituti finanziari, imprese e singoli prodotti finanziari. Queste sono le motivazioni che rendono da sempre imprescindibile l’analisi del Rischio di Credito prima di intraprendere una qualsiasi operazione finanziaria o investimento.
Investimenti e Rischio di Credito
Sono nella maggior parte dei casi soggetti a Rischio di Credito i seguenti prodotti finanziari, sostanzialmente distinti in due categorie:
- Titoli di debito: come ad esempio titoli di stato o treasury bonds, titoli emessi da Paesi emergenti, titoli di debito emessi da altri enti pubblici, qualsiasi forma di finanziamento concessa alle aziende, obbligazioni emesse da Società private. Risultano tuttavia rischiosi anche mutui e genericamente il classico credito a consumo costituito da vendite rateizzate, carte di credito ecc.
- Posizioni fuori bilancio: quali invece titoli derivati trattati nei mercati regolamentati e nei mercati over the counter per i quali esiste il rischio di controparte o ancora derivati la cui attività sottostante determina Rischio di Credito. Un esempio è dato da opzioni emesse su obbligazioni unitamente ai derivati creditizi.
Tutte le forme di investimento sopraelencate e caratterizzate da specifici strumenti finanziari possono inevitabilmente comportare Rischio di Credito, ovvero il rischio che un investitore alla scadenza del titolo possa vedersi negare il rimborso del capitale investito. Un classico esempio è dato dalle obbligazioni: può succedere ad esempio che una Società in fase di espansione non abbia mezzi finanziari propri sufficienti e sceglie di ricorrere ad un prestito di fondi finanziato dalla banca o in alternativa emettere titoli obbligazionari qualora ne sussistano determinate condizioni. Tuttavia esiste la possibilità che prima di rimborsare il debito o di pagare le cedole la stessa Società emittente sia colpita da difficoltà finanziarie o in casi gravi addirittura fallisca: in questo caso tale debito non potrà essere rimborsato come previsto, tutto o in parte e complice il rischio di insolvenza, il finanziatore potrà richiedere un tasso d’interesse maggiormente elevato rispetto ad un investimento in “titoli di stato” decisamente meno rischioso. Da ciò si evince come il “fattore di rischio” che l’investitore decide di assumersi caratterizzi il premio che potrebbe ricevere a scadenza determinato dall’interesse. Banalmente più il rischio risulterà elevato, maggiore sarà il tasso d’interesse destinato ad originare il premio spettante all’investitore stesso.
Come valutare il Rischio di Credito
Per effettuare un confronto tra investimenti con rischi e rendimenti eterogenei è stata sviluppata una serie di indicatori in grado di esprimere mediante un unico numero la misura delle performance così come quella del rischio definiti anche indicatori di performance aggiustata per il rischio. Tra questi, uno dei più rilevanti è sicuramente lo Sharpe o Sharpe ratio che rapporta il maggior o minor rendimento di un portafoglio rispetto all’investimento privo di rischio permettendo anche di misurare il rendimento extra generato per unità di rischio assunto: Tanto più l’indice Sharpe risulta elevato, tanto più il rischio assunto verrà remunerato. Spesso tuttavia è utile considerare anche l’indice di riferimento del portafoglio detto benchmark: tale indice utilizza infatti come riferimento non l’attività finanziaria priva di rischio, ma un benchmark definito Information Ratio che mette a confronto la media dei rendimenti differenziali rispetto al benchmark con la loro variabilità e consente di valutare la bravura del gestore ovvero la capacità di sovraperformare il benchmark in relazione al rischio assunto: in questo caso maggiore è il valore dell’information ratio, tanto meglio sarà remunerato il rischio addizionale assunto rispetto al benchmark. Concludendo è possibile dire che, gestire il rischio di un portafoglio comporta effettuare molteplici valutazioni legate alle attività presenti: questo consente di realizzare un’accurata mappatura dei rischi a cui il portafoglio è esposto in modo tale da mettere in atto tutti gli accorgimenti necessari a tenere sotto controllo i fattori di rischio, arginando i possibili effetti degli eventi indesiderati.
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